Siamo abituati a sentire di cause istruite da Apple per violazione di brevetti e tutela del marchio. Questa volta, però, l’ufficio legale della casa di Cupertino sembra essere andato veramente oltre facendo causa ad un’azienda che ha come logo una pera.
Gli avvocati sembrano aver confuso mela e pera e la cosa lascia basiti in quanto la pera è intera. Si tratta del logo dell’app Prepear, un’applicazione di cucina e secondo Apple, il logo è troppo simile e arrecherebbe danno alla società.
Su un post instagram il fondatore dell’app ha spiegato che dovrà andare incontro ad una causa milionaria che è già costata il posto ad un suo dipendente ed ha inoltre dichiarato: “Mentre il resto del mondo fa di tutto per aiutare le piccole imprese durante questa pandemia, Apple ha scelto di perseguitare la nostra piccola impresa. Non sto cercando di convincere nessuno a smettere di usare o acquistare prodotti Apple. Sento l’obbligo morale di prendere posizione contro le azioni legali aggressive di Apple verso le piccole imprese e lottare per il diritto di mantenere il nostro logo. Ci stiamo difendendo da Apple non solo per mantenere il nostro logo, ma per inviare un messaggio alle grandi aziende tecnologiche che il bullismo sulle piccole imprese ha delle conseguenze“.
Insomma, l’ennesimo atto di forza della Apple dalla quale l’immagine della società non esce proprio benissimo.
E voi, cosa ne pensate? Lasciate un vostro commento.
Secondo la società di analisi Display Supply Chain Consultants, Apple non ha rispettato gli ordini programmati di display oled per i suoi iPhone ritirandone meno di quanto concordato. In questo modo, è scattata la penale prevista dal contratto con Samsung, fornitrice dei display, pari a 950 milioni di dollari.
In realtà, potrebbe essere stata fatta una leggera confusione sulla moneta di scambio utilizzata poiché nella chiusura trimestrale di Samsung appare effettivamente un’entrata una tantum legata al settore display ma di 900 miliardi di won coreani, equivalenti a poco più di 750 milioni di dollari. Per avere conferma dell’esatto importo non resta che attendere i dati del terzo trimestre della casa di Cupertino.
Parte della causa del mancato ritiro dei display oled è sicuramente da ricercare nell’emergenza sanitaria che continua ad imperversare in America dove Apple, proprio in queste ultime ore, ha nuovamente chiuso oltre 100 store, 92 solo negli Stati Uniti.
In realtà, Apple non è nuova al pagamento di penali per il mancato raggiungimento degli ordini programmati e già a luglio 2019, a seguito di una forte contrazione del mercato cinese, aveva pagato a Samsung 680 milioni di dollari sempre per non aver ritirato il quantitativo di display previsto da contratto.
Apple ci ha abituato nel corso della sua storia a dare un prezzo eccessivo ai suoi prodotti per avvalorare da un lato il design, ma sopratutto l’esclusività dei suoi articoli. Questo extra sul prezzo era stato però finora relativamente contenuto, anche se tecnicamente non giustificato, e gli adepti della casa di Cupertino hanno sempre pagato a testa bassa. I realtà questo extra prezzo non è nemmeno giustificato da un fervente ufficio ricerca e sviluppo, poiché sono anni che Apple si trova in fondo alle classifiche per gli investimenti in questo settore, inseguendo ciò che sviluppa la concorrenza.
L’apoteosi dell’esagerazione, però, Apple l’ha messa in scena con un accessorio per il suo nuovo Mac Pro, una macchina professionale sulla quale non starò a discutere prezzo e prestazioni in quanto parliamo di un computer particolare e realizzato veramente con grande cura dei particolari, sebbene rinominata “la grattugia” dagli addetti del settore, per il suo aspetto frontale.
Potete portarvi a casa questa fantastica macchina, in configurazione base, per la modica cifra di 6599,00 euro:
Processore Intel Xeon W 8‑core a 3,5GHz (Turbo Boost fino a 4,0GHz)
32GB (4x8GB) di memoria ECC DDR4
Radeon Pro 580X con 8GB di memoria GDDR5
Unità SSD da 256GB
Telaio in acciaio inossidabile con piedini
Magic Mouse 2
Magic Keyboard con tastierino numerico – Italiano
ma soprattutto con un struttura meccanica veramente invidiabile ma che prevede dei piedini fissi alla base del case. In alcuni casi questi potrebbero risultare scomodi in quanto potremmo voler spostare la nostra potentissima workstation ma nessun problema: Apple ha pensato ad un set di ruote! Normali ruote in acciaio e gomma che hanno un unico piccolo difetto: il prezzo.
Se andate in una ferramenta e chiedete la più bella “ruotina” che hanno in acciaio cromato e gomma, con cuscinetti a sfera per avere movimenti fluidi e non incepparsi mai, al massimo vi potranno chiedere 25 euro al pezzo e magari storcerete il naso perché volevate spendere di meno. Personalmente ne ho acquistate presso una grande catena del fai da te, spendendo 8 euro a ruota.
Ovviamente non potete pensare di spendere 100 euro per un kit di ruote da montare sotto al vostro super computer. Va considerata l’esclusività, il marchio e così arriviamo alla modica cifra di 849,00 euro.
Si, avete capito bene! Quattro normalissime ruote in acciaio e gomma, che non hanno nulla di ricercato nel design o nella costruzione perché sono delle comuni ruote, costano quella cifra che non oso nemmeno riscrivere per pudore. Sembra quasi che Apple abbia i diritti sulla ruota, neanche l’avessero inventata loro.
Sarà interessante conoscere le statistiche di vendita di questo articolo che ha suscitato tanta ilarità quanto sdegno nel mondo della mela morsicata e dell’informatica in generale. È chiaro, però, che solo Apple ha il potere, forgiato nel tempo nella volontà dei suoi clienti, di effettuare simili operazioni di mercato.
Se siamo veramente obbiettivi, dobbiamo riconoscere che il vero genio di Apple era il suo fondatore Steve Jobs. Nei due periodi in cui ha dovuto abbandonare la sua azienda, dal 85 quando fu allontanato dal suo stesso consiglio di amministrazione per poi tornare nel 97 e dal 2011 anno della sua morte, Apple non ha più brillato come quel faro di innovazione tecnologica che era prima.
Negli ultimi anni, soprattutto, la casa di Cupertino sembra solamente rincorrere la concorrenza, senza offrire novità che, con il suo fondatore, erano solite creare un clamoroso effetto wow.
L’ultima indiscrezione che trapela dagli uffici della Apple, riguardano la possibilità di integrare, nella trackpad e nella tastiera, dei display, per completare il lavoro di aggiornamento già introdotto con la Touchbar sui MacBook Pro. Di primo impatto, la cosa potrebbe, per i non addetti ai lavori, sembrare straordinaria, ma la realtà è purtroppo ben diversa. Infatti, già da qualche anno la serie ZenBook Pro di Asus adotta un trackpad con tanto di display multifunzionale e touch.
Anche l’idea di creare dei tasti con display integrato è una rivisitazione di un progetto realizzato alcuni anni fa per creare tastiere programmabili e altamente versatili.
Si vede che in Apple hanno proprio bisogno di rifondare un reparto R&D (Ricerca e sviluppo) che da anni non regala ai fedeli clienti della mela morsicata il famoso effetto wow.
Ci ha lasciato ad inizio settimana colui che rivoluzionò il mondo delle interfacce e padre di un gesto che copiamo quotidianamente dandolo banalmente per scontato: il copia e incolla. Larry Tesler aveva 74 anni ed aveva iniziato, non appena uscito dalla Stanford University, studiando modelli cognitivi ed algoritmi per la comprensione del linguaggio naturale.
Lavorò poi in Xerox dove inventò proprio il “copia e incolla” implementandolo nel famoso elaboratore di testi Gipsy, un software innovativo in quanto permetteva di visualizzare a schermo quello che si digitava e non una sequenza di funzioni, come era consuetudine allora. Inventò quindi quello che a noi sembra scontato, ma che per quei tempi non lo era affatto.
Il suo lavoro in Xerox era strettamente legato a quello del gruppo di inventori del mouse e dell’interfaccia grafica di cui abbiamo parlato di recente.
Passò anche in Apple con l’incarico di Chief Scientist, con lo scopo di migliorare l’esperienza d’uso deio prodotti Mac, e qui tutti lo ricordano come una persona mai banale e sempre protesa al futuro.
La storia risale a fine 2017 quando Apple rilasciò iOS 10.2.1 e permise a telefoni datati di effettuare l’aggiornamento. Il risultato, fu che questi dispositivi divennero inutilizzabili a causa della loro lentezza e, come consuetudine per la casa di Cupertino, non fu possibile il ritorno alla versione precedente del software.
Si iniziò quindi a parlare di “Obsolescenza programmata”, ossia di una pratica, messa in atto dalla casa produttrice, per obbligare gli utenti a passare ad un dispositivo nuovo, rendendo inutilizzabile quello di proprietà.
Chiaramente si tratta di una pratica scorretta che Apple cercò di camuffare con una scusa riguardo alla salvaguarda della batteria dei vecchi dispositivi.
Le autorità Francesi, dopo più di due anni di indagini, hanno posto la parola fine, nel loro paese, a questa assurda vicenda multando la Apple per 25 milioni di euro. Questa è solo l’ultima delle sanzioni che la mela morsicata ha ricevuto per questa vicenda in quanto, per un anno, avevano dovuto abbassare a 50 dollari il prezzo di sostituzione della batteria, le autorità italiane avevano emesso una multa di 5 milioni di euro mentre sono partite diverse indagini dal Dipartimento di Giustizia Americano.
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