Il Collegio: fotografia del fallimento di una generazione.

Lo ammetto, quando ho visto per la prima volta Il Collegio, in un primo istante mi sono stupito e meravigliato. Un reality diverso, ambientato a scuola, in un’epoca diversa e molto rigida, mi lasciava presagire un qualcosa di piacevole ed innovativo. Peccato che quell’istante sia durato pochi minuti, rovinato da uno degli innumerevoli episodi di maleducazione nei confronti di un insegnante.

Da qualche giorno, sono disponibili su YouTube alcuni provini dei potenziali nuovi concorrenti e lasciano veramente senza parole. Viene quasi da chiedersi se lo facciano apposta, credendosi interessanti ed appetibili, o se veramente siano così ignoranti.

Colpisce il fatto che nonostante molti siano coscienti dello loro scarso livello culturale, non ne sembrano né infastiditi né se ne vergognano. Anzi, sembrano quasi vantarsene.

Quello che però più sconcerta è vedere i video introduttivi dei concorrenti ad inizio stagione. Adolescenti tra i 15 ed i 17 anni che si atteggiano da venticinquenni e che non si vergognano a dichiarare: che fanno ciò che vogliono, che se ne fregano della scuola, che i genitori non hanno alcun controllo su di loro e che entrano nel Collegio solo per divertirsi e fare “casino”. Meraviglia il fatto che siano gli stessi genitori ad ammettere candidamente che il proprio figlio o figlia abbia un carattere difficile, testardo e che faccia, in pratica, quello che vuole.

Io, da genitore della loro stessa generazione, resto francamente sbigottito e disgustato. Se gli adolescenti di oggi sono così, la colpa è della generazione degli anni settanta che non ha saputo essere genitore per due motivi:

  • il primo è che non sono cresciuti ed hanno anteposto il proprio piacere personale all’essere genitore;
  • il secondo è che hanno voluto annullare i tanti e giusti “no” ricevuti da ragazzi, non negando mai nulla ai propri figli che sono praticamente cresciuti viziati e spesso con scarsa educazione.

Non va dimenticato che in questo, come in tutti i reality, la produzione ci mette sicuramente del suo nello scegliere i soggetti più ribelli e maleducati perché bisogna alzare gli ascolti. Ciò che però scoraggia è vedere che questi “cattivi esempi” diventano per molti coetanei degli idoli da seguire ed imitare e qui il reality assume una connotazione dannosa per la società. Servirebbe maggiore severità e controllo, come sarebbe nella vita reale in un collegio. Il problema è che per i concorrenti non c’è nulla in ballo (finto diploma a parte) e quindi si sentono liberi di fare quello che vogliono per farsi notare il più possibile. Ci vorrebbe un meccanismo che faccia pesare ai ragazzi le loro malefatte ed il loro comportamento. Si potrebbe, per esempio, dare loro un montepremi in denaro (comune a tutti) al quale verrà defalcata una penale (importo economico) per ogni voto negativo, nota e azzerato in caso di espulsione. Come nella vita reale, i ragazzi sarebbero legati a qualcosa che dà un peso alle loro azioni e genera conseguenze, ed essendo il montepremi il medesimo per tutti, da dividere alla fine del corso, gli alunni si controllerebbero a vicenda.

Speriamo che in questa edizione, ignoranza a parte, si veda un minimo di educazione e rispetto in più per insegnanti e sorveglianti e che i partecipanti non pensino solo a sfruttare il reality per farsi notare ed aumentare il numero di followers sui propri profili social.

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